L’inizio di un sogno
Sono seduto sulla comoda sedia
stile Luigi XVI. I miei gomiti sono appoggiati al grande tavolo in legno
massiccio. E’ lucido, lungo almeno quattro metri e largo quasi due. Il suo
design si adatta perfettamente ala sedia. Guardo il folto pubblico davanti a
me. Nonostante le almeno settanta persone sedute una marea si è sparsa intorno
e in fondo alla sala. Mi sposto indietro e mi appoggio all’alto schienale. Mi
liscio la cravatta. Do’ una piccola sistemata anche alla giacca. Indosso un
impeccabile completo blu, camicia bianca, scarpe nere. Sono contento di essere
così elegante. Mentre Alon introduce il mio romanzo, in questa sala di palazzo
Cà Zanardi, che da tempo avevo adocchiato per la presentazione, volgo di nuovo
lo sguardo al pubblico. Tutti sono all’altezza della grande sala. Eleganti,
piacevoli, rilassati. Ho progettato questa sera da settimane. L’ho sognata per
cinque anni. Fin nei minimi particolari volevo essere all’altezza del Lupo.
Maestro di karate, figlio di un cubano, veneziano, membro degli atleti azzurri
d’Italia, palazzo storico, luci soffuse …. Il tutto da far convergere in un
punto unico, “L’orrore del lupo”. Avrò ricordato tutto? Non mi sarò dimenticato
di qualche particolare? I volti sorridenti, ma soprattutto curiosi, parrebbero
dire di no. Accavallo le gambe e guardo ora alla mia sinistra. Giovanna
Mancini, la proprietaria della mia casa editrice, Il Ciliegio, brilla di
felicità. Paulon, il presidente onorario regionale degli Atleti Azzurri e
Olimpici d’Italia, enorme al mio fianco, sembra osservare la folla con
approvazione. Ci conosciamo ormai da anni, ma i suoi sono un muro invalicabile
per me: ottantacinque anni, era azzurro di nuoto negli anni ’40. Con un gesto
della mano saluta Montavoci, il pluri campione del mondo di motonautica, che
dalla terza fila ricambia, quasi timido, con un sorriso. Alon è perfettamente a
suo agio. Professionale, coinvolgente, simpatico. Prima, quando ho introdotto
la serata, ho avuto un momento di grande difficoltà. In piedi, dietro il
tavolone, tra ai miei ospiti seduti accanto a me, con il grande quadro alle mie
spalle, ho provato un’emozione fortissima. Non sono certo alla mia prima volta
davanti ad un folto pubblico. Parlare a stage e meeting di karate, di fronte a
centinaia di persone, non è per me raro. Ma stasera la magia era del tutto
differente. Ho lasciato che conoscessero un altro Christian. L’emozione era
salita dal petto, mi aveva preso la gola e sembrava aver deciso di trovare
sfogo negli occhi. Non era stato facile trattenere le lacrime di gioia. E comunque,
una volta seduto qualcosa era scappato. Ora Alon sta per terminare il suo
discorso. A breve comincerà il dialogo tra me e lui. Sarò all’altezza? Allora
Christian, eccoci qua!, lo sento dire, e con un sorriso cominciamo.
Christian Gonzales y Herrera
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