24 luglio 2013

Trofeo della Katana 2013

Cari amici, 
ecco i risultati finali del Trofeo della katana 2013:

Gruppo Cinture nere Under 15
Primo classificato maschi: Alvise Segalin
Prima classificata femmine: Kylie Palazzo

Gruppo Blu-Marroni.
Primo classificato maschi: Andrea Gavagnin
Primo classificata Femmine: Patrizia Simi De Burgis

Gruppo Tigri
Primo clasificato: Marco Morellato

La consegna delle Katane avrà luogo in palestra nei primi giorni di rientro a settembre.
Complimenti comunque a tutti.
Oss, Maestrtro Christian

5 luglio 2013

Art night Venice, 22 giugno 2013

http://www.youtube.com/watch?v=4eDli4I8_Tg





Primi di maggio 2013

Suona il cellulare. Non riconosco il numero.
“Buongiorno mi chiamo Angelo, potrei parlare con il signor Christian Gonzales y Herrera?”
“Buongiorno, signor Angelo, sono io …”
“Benissimo, sono il responsabile della libreria Cluva, di Venezia, quella all’interno dell’università di architettura per intenderci”- la mia mente corre subito alla moderna entrata dello IUAV, e al verde che vi si trova subito all’interno.
“Sì certo, so dove si trova. Come posso esserle utile, signor Angelo?”
“E’ molto semplice, signor Gonzales …”
“… ti prego, dammi del tu Angelo, mi fa sentire a disagio tutta quella formalità..”
“Ottimo! Allora, caro Christian, ti vorrei invitare per un reading …”

 Poco dopo, a casa

Francesca sta preparando il pranzo. Una delle sue prelibatezze. Sono veramente fortunato ad avere una compagna con la passione per la cucina. Quasi ogni giorno mi presenta in tavola qualcosa di diverso, e non solo cucina italiana. No, a lei piace spaziare: dal sushi, all’amatriciana, dal pollo al curry indiano al manzo alle ostriche.
“Francy.”
“Dimmi, Chris Chris”, è così che le piace chiamarmi.
“Mi hanno contattato per una lettura …”
“Ma tu non hai mai letto in pubblico …”
“Appunto!” Da avvocato lei conosce bene le difficoltà di esporre in pubblico. Tra gli innumerevoli rischi c’è quello di non farsi capire dalla platea o semplicemente quello di suscitare noia invece di interesse. Che orrore!
“Provo a leggerti qualcosa.”
“Ok, ti ascolto.”
Poco meno di un minuto dopo sento una mano sulla spalla. Il suo sguardo è più che eloquente.
“… c’è molto lavoro da fare”, e temo sia stata la frase più gentile che poteva dirmi.
“Ci riprovo, ma questa volta non interrompermi.”
“Come vuoi”, con la coda dell’occhio intravedo un’espressione …
Mi lascia tutto il tempo che voglio. Questa volta mi sono impegnato, ho cercato di dare un senso profondo alla lettura, di staccare le parole e di dargli perfino un’interpretazione del tutto personale.
Finito alzo lo sguardo verso di lei. Meglio vero? Sta scolando la pasta.
“Beh, devo dirlo: non sei una nave alla deriva. No, quello no. Sei proprio affondato di brutto, portandoti dietro tutto quello che potevi.”

Qualche giorno dopo, al cellulare

“Ciao Silvia”
“Oss, Maestro, come stai?”, è così che mi chiamano i miei allievi.
“Non c’è male, grazie. E tu, sempre divisa tra teatro e giapponese?”
“Sempre Maestro, ma non so decidermi. In cosa posso esserti utile?”
“Avrei bisogno della tua esperienza di teatro. Immagino avrai fatto un qualche corso di lettura?”
“Altro che!”, e così le espongo il mio problema.
“Certo, Maestro, si può fare tranquillamente!”
“Ottimo, appena riesci a liberarti mi fai sapere e ci troviamo in palestra e facciamo lì, se sei d’accordo.”
“Benissimo, sarà un piacere, oss.
“Oss, Silvia e grazie.”

Pochi giorni dopo
Siamo sul parquet di legno chiaro e lucido della mia palestra. Il finestrone sul canale rimanda una luce che inonda tutto il dojo. Io sono in piedi. Leggo. Silvia, seduta per terra, ascolta e non lascia passare nemmeno una virgola. Le intonazioni, le inflessioni, le pause. E’ molto più dura del previsto. Mi domando perfino se sarò all’altezza. Alla fine della lezione le pagine del racconto sono coperte di appunti a matita. Lei mi ha insegnato tutta una serie di segni per dare un senso adeguato alla lettura.
“Dobbiamo trovarci almeno altre due volte, Maestro.”
“Nessun problema! Dimmi quando puoi, io mi renderò disponibile.”
Ogni giorno leggo e rileggo. E’ stranissimo questo esercizio di lettura per gli altri. Tuttavia, il fatto di dover controllare ogni istante della lettura mi ricorda parecchio il mio lavoro. Quando combatto in una sessione di karate, perché sia vincente, devo avere il costante controllo della situazione. Devo riuscire a modulare mente e corpo. Nel reading è lo stesso, soltanto che al posto delle gambe e delle braccia devo controllare la mia voce. Mi piace. E’ molto zen.
A casa, Francy non dice niente quando mi sente leggere a voce alta, e non so come prendere la cosa. Il giorno fatidico si avvicina.
All’ultimo appuntamento Silvia sembra decentemente soddisfatta.
“… si ricordi, Maestro … prima di cominciare si prenda il suo tempo … e visualizzi.” Voglio fare bella figura anche per lei. A ogni lezione ci ha messo tutto il suo impegno. Non potrei esserle più grato.

22 giugno, libreria Cluva, ore 17 circa

Angelo e sua moglie mi hanno ricevuto come se mi conoscessero da sempre. Il cortile dove farò la lettura non potrebbe essere più accogliente. Nel karate sono abituato alla platea. Ma qui è diverso. Mi porto in un angolo tranquillo e ripasso il tutto. Qualche esercizio di stretching per le labbra. Poi, faccio come nelle competizioni: mi isolo da tutto e tutti, e mi metto in sintonia con me stesso. Cerco dentro di me quella confidenza che tante volte mi ha aiutato.
“Pronto Christian?” è la voce di Angelo. Aspetto un attimo. Mi volto con un sorriso:
“Certo, cominciamo pure”.

1 luglio 2013

A POCHI SECONDI DALLA FINALE MONDIALE PER CLUB, ACLI - VERONA 2 GIUGNO 2013

  




Guardo l’atleta in gara. Lo osservo nell'esecuzione del suo kata, abbastanza potente e reattiva, anche se non molto pulita.
Ho il fiato un po’ corto. Non mi piace come mi sento. Non si tratta soltanto di muscoli. E’ più generale. Allo stesso tempo qualcosa mi sfugge, e mentre sta fuggendo si porta via tutta la mia forza, e con essa anche la sicurezza e la confidenza nei miei mezzi.
Fin da piccolo la cosa più importante nelle gare stava nella mia sensazione: nel come io la percepivo, o meglio, nel come io mi percepivo nei confronti della competizione.
Non ho cominciato a vincere da subito. Come tutti, mi sono dovuto mangiare il mio pacchetto di anni di sconfitte. Poi, dopo esser riuscito a correggere gran parte degli errori, ho cominciato a vincere. A poco a poco la striscia di vittorie ha cominciato farsi sempre più lunga. E lì, è cominciata a emergere la sensazione. Dapprima non si trattava di qualcosa che percepivo in maniera razionale. Era una sorta di sicurezza che aveva cominciato a formarsi grazie al numero di vittorie. Arrivavo al palazzetto con la sensazione di essere l’atleta da sconfiggere e questa emozione alzava in maniera impressionante la mia confidenza.
Ecco, ora sento chiaramente che la sto perdendo, la confidenza. Non so bene cosa stia succedendo ma sta scivolando via come acqua. E io non posso farci niente.
Non solo, andandosene, sta lasciando spazio a dubbi e a riflessioni che in una finale mondiale possono minarmi fin dentro l’anima. So per esperienza che una piccola crepa poco prima di cominciare può tradursi, poi, in un disastro. Potrei rimanere travolto da me stesso. Ma ho anche imparato un’altra cosa, in quarantadue anni di gare. E così mi allontano dal tatami.
Non dare altra energia alla gara. Tienila per te.
Mi isolo. Provo a tirare qualche raffica di pugni e calci. Cosa mi succede? Sento il sangue fluire tutto sulle gambe, andandosene così via dagli occhi. La vista mi si annebbia. Non capisco. Ho perfino un piccolo capogiro. Prendo la bottiglietta dell’acqua e bevo a garganella. Alla mia età, quasi cinquant’anni, la disidratazione può essere un nemico infido, subdolo e mostruosamente efficacie.  Eseguo delle ampie respirazioni e cerco di cacciare via tutti i pensieri negativi.  Mi arrabbio:
“Ricordati chi sei, per Dio. E oggi farai vedere qualcosa di speciale ai tuoi allievi e a tutti gli Dei del karate.”
“Si prepari Christian Gonzales”, sento la voce del giudice di sedia. Vedo i miei allievi girarsi verso di me. Silenziosi mi guardano. Hanno già fatto la loro gara e molti hanno anche vinto. Leggo nei loro occhi tensione e rispetto.
Dopo l’ultima prova sono sotto di due decimi. Dovrò giocarmi il tutto per tutto. Ora, mi lancerò insieme al mio cavallo di battaglia: Unsu. Mi avvicino al tatami, piano. Non per paura. Voglio prendere il controllo assoluto della situazione. Attirare gli sguardi, e assorbire quanta più energia è possibile da tutto e tutti.
Ora, comando io. Se la gente mi sentisse fare questi ragionamenti … Non importa so quello che faccio! Smettila di pensare e tira come non hai mai fatto in vita tua! Decido così di entrare nel mio territorio, dove solo io ho accesso. Mi sistemo bordo quadrato. Gli arbitri mi guardano. Io fisso quello centrale. Adesso è tra me e te. Ed entro.

Risultato finale:
Oro: Gonzales, kata sq (Badolin, Ventura, Facchini), Facchini, Malafante, Bognolo, Garozzo
Argento: Manazzone, Ventura, Di Giandomenico
Bronzo: Morellato, Badolin, Patrizio, Troni

Un caro saluto,  Christian Gonzales Y Herrera