5 luglio 2013

Art night Venice, 22 giugno 2013

http://www.youtube.com/watch?v=4eDli4I8_Tg





Primi di maggio 2013

Suona il cellulare. Non riconosco il numero.
“Buongiorno mi chiamo Angelo, potrei parlare con il signor Christian Gonzales y Herrera?”
“Buongiorno, signor Angelo, sono io …”
“Benissimo, sono il responsabile della libreria Cluva, di Venezia, quella all’interno dell’università di architettura per intenderci”- la mia mente corre subito alla moderna entrata dello IUAV, e al verde che vi si trova subito all’interno.
“Sì certo, so dove si trova. Come posso esserle utile, signor Angelo?”
“E’ molto semplice, signor Gonzales …”
“… ti prego, dammi del tu Angelo, mi fa sentire a disagio tutta quella formalità..”
“Ottimo! Allora, caro Christian, ti vorrei invitare per un reading …”

 Poco dopo, a casa

Francesca sta preparando il pranzo. Una delle sue prelibatezze. Sono veramente fortunato ad avere una compagna con la passione per la cucina. Quasi ogni giorno mi presenta in tavola qualcosa di diverso, e non solo cucina italiana. No, a lei piace spaziare: dal sushi, all’amatriciana, dal pollo al curry indiano al manzo alle ostriche.
“Francy.”
“Dimmi, Chris Chris”, è così che le piace chiamarmi.
“Mi hanno contattato per una lettura …”
“Ma tu non hai mai letto in pubblico …”
“Appunto!” Da avvocato lei conosce bene le difficoltà di esporre in pubblico. Tra gli innumerevoli rischi c’è quello di non farsi capire dalla platea o semplicemente quello di suscitare noia invece di interesse. Che orrore!
“Provo a leggerti qualcosa.”
“Ok, ti ascolto.”
Poco meno di un minuto dopo sento una mano sulla spalla. Il suo sguardo è più che eloquente.
“… c’è molto lavoro da fare”, e temo sia stata la frase più gentile che poteva dirmi.
“Ci riprovo, ma questa volta non interrompermi.”
“Come vuoi”, con la coda dell’occhio intravedo un’espressione …
Mi lascia tutto il tempo che voglio. Questa volta mi sono impegnato, ho cercato di dare un senso profondo alla lettura, di staccare le parole e di dargli perfino un’interpretazione del tutto personale.
Finito alzo lo sguardo verso di lei. Meglio vero? Sta scolando la pasta.
“Beh, devo dirlo: non sei una nave alla deriva. No, quello no. Sei proprio affondato di brutto, portandoti dietro tutto quello che potevi.”

Qualche giorno dopo, al cellulare

“Ciao Silvia”
“Oss, Maestro, come stai?”, è così che mi chiamano i miei allievi.
“Non c’è male, grazie. E tu, sempre divisa tra teatro e giapponese?”
“Sempre Maestro, ma non so decidermi. In cosa posso esserti utile?”
“Avrei bisogno della tua esperienza di teatro. Immagino avrai fatto un qualche corso di lettura?”
“Altro che!”, e così le espongo il mio problema.
“Certo, Maestro, si può fare tranquillamente!”
“Ottimo, appena riesci a liberarti mi fai sapere e ci troviamo in palestra e facciamo lì, se sei d’accordo.”
“Benissimo, sarà un piacere, oss.
“Oss, Silvia e grazie.”

Pochi giorni dopo
Siamo sul parquet di legno chiaro e lucido della mia palestra. Il finestrone sul canale rimanda una luce che inonda tutto il dojo. Io sono in piedi. Leggo. Silvia, seduta per terra, ascolta e non lascia passare nemmeno una virgola. Le intonazioni, le inflessioni, le pause. E’ molto più dura del previsto. Mi domando perfino se sarò all’altezza. Alla fine della lezione le pagine del racconto sono coperte di appunti a matita. Lei mi ha insegnato tutta una serie di segni per dare un senso adeguato alla lettura.
“Dobbiamo trovarci almeno altre due volte, Maestro.”
“Nessun problema! Dimmi quando puoi, io mi renderò disponibile.”
Ogni giorno leggo e rileggo. E’ stranissimo questo esercizio di lettura per gli altri. Tuttavia, il fatto di dover controllare ogni istante della lettura mi ricorda parecchio il mio lavoro. Quando combatto in una sessione di karate, perché sia vincente, devo avere il costante controllo della situazione. Devo riuscire a modulare mente e corpo. Nel reading è lo stesso, soltanto che al posto delle gambe e delle braccia devo controllare la mia voce. Mi piace. E’ molto zen.
A casa, Francy non dice niente quando mi sente leggere a voce alta, e non so come prendere la cosa. Il giorno fatidico si avvicina.
All’ultimo appuntamento Silvia sembra decentemente soddisfatta.
“… si ricordi, Maestro … prima di cominciare si prenda il suo tempo … e visualizzi.” Voglio fare bella figura anche per lei. A ogni lezione ci ha messo tutto il suo impegno. Non potrei esserle più grato.

22 giugno, libreria Cluva, ore 17 circa

Angelo e sua moglie mi hanno ricevuto come se mi conoscessero da sempre. Il cortile dove farò la lettura non potrebbe essere più accogliente. Nel karate sono abituato alla platea. Ma qui è diverso. Mi porto in un angolo tranquillo e ripasso il tutto. Qualche esercizio di stretching per le labbra. Poi, faccio come nelle competizioni: mi isolo da tutto e tutti, e mi metto in sintonia con me stesso. Cerco dentro di me quella confidenza che tante volte mi ha aiutato.
“Pronto Christian?” è la voce di Angelo. Aspetto un attimo. Mi volto con un sorriso:
“Certo, cominciamo pure”.

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