Primi di maggio 2013
Suona il cellulare. Non riconosco il numero.
“Buongiorno mi chiamo Angelo, potrei parlare con il
signor Christian Gonzales y Herrera?”
“Buongiorno, signor Angelo, sono io …”
“Benissimo, sono il responsabile della libreria Cluva, di
Venezia, quella all’interno dell’università di architettura per intenderci”- la
mia mente corre subito alla moderna entrata dello IUAV, e al verde che vi si
trova subito all’interno.
“Sì certo, so dove si trova. Come posso esserle utile,
signor Angelo?”
“E’ molto semplice, signor Gonzales …”
“… ti prego, dammi del tu Angelo, mi fa sentire a disagio
tutta quella formalità..”
“Ottimo! Allora, caro Christian, ti vorrei invitare per
un reading …”
Poco dopo, a casa
Francesca sta preparando il pranzo. Una delle sue
prelibatezze. Sono veramente fortunato ad avere una compagna con la passione
per la cucina. Quasi ogni giorno mi presenta in tavola qualcosa di diverso, e
non solo cucina italiana. No, a lei piace spaziare: dal sushi, all’amatriciana,
dal pollo al curry indiano al manzo alle ostriche.
“Francy.”
“Dimmi, Chris Chris”, è così che le piace chiamarmi.
“Mi hanno contattato per una lettura …”
“Ma tu non hai mai letto in pubblico …”
“Appunto!” Da avvocato lei conosce bene le difficoltà di
esporre in pubblico. Tra gli innumerevoli rischi c’è quello di non farsi capire
dalla platea o semplicemente quello di suscitare noia invece di interesse. Che
orrore!
“Provo a leggerti qualcosa.”
“Ok, ti ascolto.”
Poco meno di un minuto dopo sento una mano sulla spalla.
Il suo sguardo è più che eloquente.
“… c’è molto lavoro da fare”, e temo sia stata la frase
più gentile che poteva dirmi.
“Ci riprovo, ma questa volta non interrompermi.”
“Come vuoi”, con la coda dell’occhio intravedo
un’espressione …
Mi lascia tutto il tempo che voglio. Questa volta mi sono
impegnato, ho cercato di dare un senso profondo alla lettura, di staccare le
parole e di dargli perfino un’interpretazione del tutto personale.
Finito alzo lo sguardo verso di lei. Meglio vero? Sta
scolando la pasta.
“Beh, devo dirlo: non sei una nave alla deriva. No,
quello no. Sei proprio affondato di brutto, portandoti dietro tutto quello che
potevi.”
Qualche giorno dopo, al cellulare
“Ciao Silvia”
“Oss, Maestro, come stai?”, è così che mi chiamano i miei
allievi.
“Non c’è male, grazie. E tu, sempre divisa tra teatro e
giapponese?”
“Sempre Maestro, ma non so decidermi. In cosa posso
esserti utile?”
“Avrei bisogno della tua esperienza di teatro. Immagino
avrai fatto un qualche corso di lettura?”
“Altro che!”, e così le espongo il mio problema.
“Certo, Maestro, si può fare tranquillamente!”
“Ottimo, appena riesci a liberarti mi fai sapere e ci
troviamo in palestra e facciamo lì, se sei d’accordo.”
“Benissimo, sarà un piacere, oss.
“Oss, Silvia e grazie.”
Pochi giorni dopo
Siamo sul parquet di legno chiaro e lucido della mia
palestra. Il finestrone sul canale rimanda una luce che inonda tutto il dojo.
Io sono in piedi. Leggo. Silvia, seduta per terra, ascolta e non lascia passare
nemmeno una virgola. Le intonazioni, le inflessioni, le pause. E’ molto più
dura del previsto. Mi domando perfino se sarò all’altezza. Alla fine della
lezione le pagine del racconto sono coperte di appunti a matita. Lei mi ha
insegnato tutta una serie di segni per dare un senso adeguato alla lettura.
“Dobbiamo trovarci almeno altre due volte, Maestro.”
“Nessun problema! Dimmi quando puoi, io mi renderò
disponibile.”
Ogni giorno leggo e rileggo. E’ stranissimo questo
esercizio di lettura per gli altri. Tuttavia, il fatto di dover controllare
ogni istante della lettura mi ricorda parecchio il mio lavoro. Quando combatto
in una sessione di karate, perché sia vincente, devo avere il costante
controllo della situazione. Devo riuscire a modulare mente e corpo. Nel reading
è lo stesso, soltanto che al posto delle gambe e delle braccia devo controllare
la mia voce. Mi piace. E’ molto zen.
A casa, Francy non dice niente quando mi sente leggere a
voce alta, e non so come prendere la cosa. Il giorno fatidico si avvicina.
All’ultimo appuntamento Silvia sembra decentemente
soddisfatta.
“… si ricordi, Maestro … prima di cominciare si prenda il
suo tempo … e visualizzi.” Voglio fare bella figura anche per lei. A ogni
lezione ci ha messo tutto il suo impegno. Non potrei esserle più grato.
22 giugno, libreria Cluva, ore 17 circa
Angelo e sua moglie mi hanno ricevuto come se mi
conoscessero da sempre. Il cortile dove farò la lettura non potrebbe essere più
accogliente. Nel karate sono abituato alla platea. Ma qui è diverso. Mi porto
in un angolo tranquillo e ripasso il tutto. Qualche esercizio di stretching per
le labbra. Poi, faccio come nelle competizioni: mi isolo da tutto e tutti, e mi
metto in sintonia con me stesso. Cerco dentro di me quella confidenza che tante
volte mi ha aiutato.
“Pronto Christian?” è la voce di Angelo. Aspetto un
attimo. Mi volto con un sorriso:
“Certo, cominciamo pure”.
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