29 ottobre 2011

EMG giorno 2 Combattimento

Cari amici,

eravamo rimasti, l’ultima volta, all’inizio delle fasi eliminatorie della gara di combattimento. Se ricordate, Vi avevo accennato al fatto che avevo già speso molte energie nervose nella gara di kata. Oggigiorno la tendenza alla specializzazione è così forte che è difficile trovare atleti che si impegnino ad alti livelli in tutti e due i campi. Ci sono, ma sono sempre meno. La mole di lavoro da portare avanti, sia sulla tecnica che sul fisico, è ormai così pesante, ed i programmi di allenamento così differenti che, per preparali bene entrambi è necessario avere a disposizione anche una notevole quantità di tempo. Non per niente mi ero volontariamente messo in ritiro per tutta l’estate! Nonostante tutta la preparazione cominciavo però a domandarmi se non avessi in effetti preteso un po’ troppo da me stesso. Gli organizzatori avevano deciso di effettuare la finale di kata dopo la gara di combattimento, con grande rischio quindi di infortunarsi nel corso della gara di combattimento. E devo dirvelo, la possibilità non era poi così remota, anzi! Fatto sta che decisi comunque di portare avanti il programma stabilito. Mi cambiai il kimono, indossando quello da kumite, e iniziai il riscaldamento. Cercai di cambiare anche il registro mentale dato che sia l’atteggiamento mentale che il modo di usare il corpo erano completamente differenti dalla gara della mattina. Primo di tutto stamani nessuno tirava pugni o calci in faccia, qui ora invece volavano come coriandoli. Ci chiamarono per il saluto iniziale della categoria così potemmo finalmente guardarci tutti in faccia per la prima volta. A parte un paio, ero il più piccolo di tutti. Avrei dovuto sgambettare non poco per annullare loro il vantaggio del maggiore allungo. Partì così la gara. Il mio fu il secondo incontro. Al via dell’arbitro mi misi in guardia e volete sapere quale fu la prima cosa che mi venne in mente?

“Ma cosa ci faccio io, qua?!”

Mi spiego. Non che fosse sorta una forma di paura. Assolutamente no. Semplicemente, improvvisamente, non vedevo più il motivo per essere lì a tirarmi addosso contro un altro adulto. I mesi di combattimento in spiaggia persero tutto il loro significato e dovetti veramente lottare con me stesso per non fermarmi, alzare un braccio, ringraziare avversario e arbitri della cortesia e andarmene semplicemente a casa. Cosa stava succedendo? Semplicemente fui vittima di una forte forma di stress da gara, per la precisione: stress da prestazione. Mi trovai, quindi, a dover combattere, almeno per una decina di secondi contro due avversari: quello che avevo di fronte e …. me stesso! Non male, no? Non ne bastava uno, già bravo, forte e convinto! Presi un pugno in piena faccia. Quello fu un bene, perché mi riportò con i piedi a terra e cominciai a combattere. Gli arbitri lasciavano correre così ci scambiammo non pochi cazzotti... Poi, piazzai un buon giakuzuki alle costole che buttò a terra il mio avversario. Un punto per me. Wow, stavo vincendo. Riuscii a prendere in mano la situazione, a 10 secondi dalla fine ero ancora in vantaggio, quando, improvvisamente, mi rilassai e per un secondo abbassai le braccia. Bravissimo, il mio avversario mi beccò in pieno con un calcio, un mawashi alla faccia. Gran bel calcio! L’arbitro mi controllò. Tutto bene. Purtroppo il colpo era stato perfetto. Tre punti per lui. Finito ci stringemmo la mano. Più tardi venni ripescato, dato che il mio avversario aveva vinto tutti gli incontri fino ad aggiudicarsi per l’incontro di finale … che vinse . Io mi piazzai, esausto ma contento, al terzo posto, guadagnando la mia prima medaglia al campionato europeo. Purtroppo nell’ultimo incontro mi infortunai alla spalla. Lampi di dolori mi fulminavano l’articolazione. La muovevo a malapena. Mancavano pochi minuti alla finalissima di kata …

Nessun commento: