14 luglio 2009
Intervista a Andrea Scatto 4° dan e Campione del Mondo
Cari amici,
Andrea è uno dei miei migliori prodotti in assoluto, sia come uomo che come karateka.
Il nostro sodalizio dura da 19 anni e le soddisfazioni che, insieme, ci siamo tolti, sono il risultato di grande lavoro e di grande affiatamento.
Andrea nasce a Dolo il 26 marzo 1983.
Inizia la pratica in una palestra di Borbiago all’età di 6 anni.
Notare che comincia in una palestra di Wadoryu.
Poi la sua famiglia si trasferisce a Venezia e i suoi genitori me lo portano un pomeriggio del 1990 alla “ PALESTRA G3” dove una volta lavoravo insieme alla mia famiglia.
Il curriculum di Andrea, sia come sportivo che come studente ,è impressionante:
Cintura nera a 12 anni
2° dan a 14 anni
3°dan a 23 anni
4°dan il 31 maggio 2009
Maggiori titoli italiani:
Campionato Italiano giugno ’96: bronzo
Campionato italiano giugno ’97: oro e argento
Campionato italiano ’98: argento e bronzo
Campionato italiano 2000: oro e bronzo
Campionato italiano maggio ’03: argento
International Open Assisi, Italy 1998: argento
Campionato del Mondo,Berna ( Svizzera) 1998:
1° classificato
Si diploma in ragioneria con 100.
Si laurea in”Economia e comunicazione” con 110.
M°: “ Caro Andrea non si può dire che ti sia andata male. Avrai molti bei ricordi tra stage e gare. Vuoi condividere un momento particolarmente caro?”
A: “SI, hai ragione. Ma non è tanto di un momento preciso che vorrei parlare. Di quelli ce ne sono stati tantissimi, e ti ringrazio di averli condivisi con me. Vorrei più che altro parlare, se mi è possibile , di qualcos’altro:”
M°:”vai a ruota libera, Andrea, è il tuo momento.”
A: “Ottimo, grazie.
Tra il ’94 e il ’98 formasti in palestra quella che, a posteriori,venne chiamato il “gruppo di Fano”. Tirasti su da zero un gruppo fenomenale di atleti che in tutte le gare vincevano in maniera strabiliante. Io ebbi la fortuna e l’onore di farne parte. In quegli anni, a giugno, finivamo la stagione agonistica con il campionato italiano a Fano, appunto. Eravamo in più di venti e tra genitori e accompagnatori vari arrivavamo anche a cinquanta persone. Occupavamo un bellissimo albergo sulla spiaggia. Tu ci spaccavi, come fai ancora oggi, di allenamento fino alla fine. Ma vincevamo tutto. Ricordo il bottino impressionante. Si tornava a casa con almeno 25 medaglie. era dura ma ci siamo anche divertiti tantissimo. Poi arrivò il mondiale a Berna , Svizzera. Fummo selezionati in 12 per la Nazionale Italiana!
Lì tu fosti ancora più duro e inflessibile ma fummo gli unici a fare medaglia. Lo ricordo ancora. Benedetta Fullin Vinse in finale contro la giapponese: Campionessa del mondo;
Io, Luca fullin, Davide Tommasi vincemmo il titolo a Squadre.
Karla Alvarez vinse l’argento e la nostra squadra femminile arrivò terza. Fu un capolavoro.
Quello che voglio dire è che, al di là dei risultati non mi sono mai considerato un vero talento. Ma la tenacia, il senso di sacrificio, la volontà mi aiutarono enormemente lì dove non riuscivo. E l’essere riuscito ad arrivare in cima al mondo fu un’emozione incredibile .
E questo è ciò che mi ripaga di più di tutto di quegli anni di allenamento durissimo. Imparai poi ad applicare gli stessi principi anche nella vita scolastica e in quella privata e i risultati sono sempre arrivati.
Ci insegnasti che con l’allenamento adeguato e la perseveranza niente è impossibile. E la vittoria ha un sapore ancora più grande proprio perché sudata e conquistata e mai regalata.
La tecnica visibile è soltanto la punta dell’iceberg di tutto il lavoro invisibile che sta sotto. E la soddisfazione che si trae dopo è un’esperienza che raccomando a tutti.
Non esistono vincitori o vinti a priori: lo ripeto, con l’allenamento adeguato, con la passione e la concentrazione ben indirizzate , chiunque può arrivare in cima.
M°: Parliamo del 4° dan.
A: Rappresenta il fantastico coronamento di 19 anni di pratica .In sede di esame le emozioni sono state forti e contrastanti: volevo farcela per me, per te, per tutta la nostra palestra. Mi sono concentrato moltissimo e ho dato fondo a tutte le mie energie e a tutta la mia esperienza.
Ricordo che mi dicesti poco prima di iniziare: “ fai un esame da 4° dan … conduci tu … imposta tu l’esame … dimostra forza e maturità … fai in modo che sia la commissione a seguirti e non viceversa. Ai miei occhi sei già 4° dan, ora dimostralo a loro.”
Ricordo che imposi i miei tempi, la mia cadenza, il mio ritmo e respiro. Tu mi seguivi ed eri con me e grande fu la soddisfazione finale con tanto di applauso finale della commissione.”
M°: “ Si, me lo ricordo con grande orgoglio. La soddisfazione finale fu enorme.
-Come ti senti ora da 4° dan?
Andrea mi guarda, poi il suo sguardo volge altrove. Vedo che pensa e cerca dentro di sé le parole giuste per dire quello che ha nel cuore.
A:” … tre minuti prima dell’esame sei 3° dan. Poi improvvisamente sei 4°Dan. La vita non è cambiata e apparentemente tutto è uguale a prima.
Poi realizzo: eh no! Qualcosa è radicalmente cambiato. Ora il grado che rispecchio è nettamente superiore. Ce l’ho fatta! Ho guardato la sfida in faccia, l’ho accettata e superata. Ho dovuto con umiltà lavorare sui miei difetti. E non poche volte è stato causa di grandi frustrazioni. Ma insieme a te li ho corretti e superati e di questo ne vado fiero.
E’ stato un grande lavoro.
Ora quando allaccio la mia cintura prima di ogni allenamento mi ricordo che devo essere all’altezza del grado conseguito. Mi ricordo di mettermi ogni volta in discussione perché è l’unica maniera per continuare a migliorare.
Considero la mia cintura la mia coscienza. E so che lei mi parla sempre per il mio bene.
Perseguo un sogno: abbinare grande tecnica a grande uomo. E non mi basterà tutta la vita per conseguirlo. Ma intanto, insieme a te , vado avanti.
M°: .. e mi troverai sempre al tuo fianco …”
M°: “ prossimi impegni?”
A:” Allenarmi per l’esame di 5° dan!”
M°: “ Due parole sul tuo M°.”
Mi sorride e con un po’ di imbarazzo mi domanda: “ Sincero?” Io gli sorrido di rimando e gli rispondo:” Secondo te?”
A:” Ok, ci provo. Prima di tutto il M° è , è stato, e sarà sempre il mio M°. Non ci sono dubbi né tentennamenti. Ciò che ammiro di te è la tua disponibilità anche fuori del tatami. Il nostro rapporto di fiducia mi è di esempio per tantissime altre cose.
Devo dire che sei, però ,un po’ pesante con la storia delle gare. Anche se non sono più interessato ad esse , non perdi occasione per provare a convincermi a tornare in campo di gara. Lo so che lo fai per il mio bene e che fondamentalmente hai una squadra numerosissima e non hai bisogno di me, ma che potrei ancora prendermi delle grosse soddisfazioni, ma approfitto dell’intervista per ribadire la mia posizione . Ma capisco e per questo ti voglio bene.
M°: “ .. e io ne voglio a te e qui ti prometto di non stressarti più!”
Ed è con un sorriso e un fraterno abbraccio che terminiamo l’intervista.
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