European Master Games di karate, Lignano 15,16, 17 settembre 2011
EMOZIONI E PENSIERI DI CHRISTIAN GONZALES
Quando nel 1995 mi ritirai dalle competizioni, lo feci per due motivi: il primo riguardava l’impegno del lavoro. Nonostante insegnassi a tempo pieno fitness, body-building e karate, sentivo che non sarei riuscito a stare al passo con gli allenamenti che avrei dovuto sostenere per continuare un’attività agonistica a livello sia nazionale che internazionale. Il secondo, perché avevo quasi raggiunto i limiti di età consentiti, a quei tempi, per gareggiare. Appesi, come si suol dire, i guanti al chiodo. Mi buttai così a capofitto nell’insegnamento e cercai di trasferire tutta l’esperienza agonistica, acquisita in 25 anni di attività, nei miei atleti. I risultati non mancarono. Come coach ho infatti vinto molto di più che come atleta. Tuttavia , in cuor mio, avrei sempre voluto essere al posto dei miei allievi. Nel corso degli anni sono arrivato 6° dan, ho conseguito la qualifica di Maestro, ma nel profondo sono sempre stato un combattente, un protagonista, un agonista. Poi, alcuni anni fa, cominciarono ad affiorare dal nulla le prime gare Master. Non ci credevo molto. Non solo, quasi in maniera snobbistica, mi domandavo quale potesse essere il livello di una tale competizione. Allo stesso tempo, però, il tarlo dell’agonismo cominciava a risvegliarsi. “Chissà come sarà rimettersi in competizione dopo così tanti anni? Sono ancora in grado di gareggiare?” , poiché anche se nel corso di tutti questi anni di inattività agonistica, mi ero quotidianamente allenato, allenarsi per insegnare è una cosa, allenarsi per competere è tutta un’altra storia. Riaffrontare il quadrato, “la fossa dei leoni”, ha una sua verità ed una sua valenza uniche. Ho insegnato in stage da 200 persone alla volta, come ho trasmesso la disciplina più profonda in lezioni individuali, ma affrontare una cinquina arbitrale, il pubblico, le urla, avversari che vogliono e possono vincere, mettere la faccia sui pugni e sui calci, indirizzare la propria volontà nello spasimo di perfezione assoluta richiesto dal kata, non è minimamente paragonabile all’insegnamento. Ho così voluto provare ad ascoltare quella piccola vocina che mi diceva: “.. ma sì dai, riproviamoci! Ci divertivamo così tanto, ti ricordi?” Decisi così di affrontare le prime, semplicissime competizioni di kata. Giusto per vedere come reagivo, spettatore delle mie stesse emozioni. Ho cominciato a riassaporare la tensione della gara, l’emozione dello spogliatoio, del riscaldamento pre-gara, degli sguardi degli altri atleti che ti valutano. Un po’ alla volta le emozioni, mai totalmente assopite, sono riaffiorate e il senso della sfida si è, a poco a poco, prima ravvivato per poi accendersi sempre di più fino a divampare prorompente come una volta. Con una piccola eccezione: da giovane gareggiavo per vincere, questo era il pensiero assoluto, ora ritrovavo certamente la vecchia emozione accompagnata, oserei anzi dire, addolcita dal fatto che più della medaglia, rivolevo l’esperienza. Se la medaglia fosse arrivata, sarebbe stato semplicemente il conseguente risultato, e non lo scopo finale. Una naturale conseguenza. Ho vinto così, qualche torneo minore per culminare, nel corso della la passata stagione nell’oro al campionato italiano Master aics e nell’argento allo USA open, entrambi nel kata. Mi venne, a questo punto, proposto di gareggiare negli European Master Games che si sarebbero tenuti a Lignano a settembre nella Golden League competitor Team. C’era una piccola novità: era aperta anche la gara di combattimento. In palestra da sempre ho combattuto con i miei allievi; spessissimo ho invitato maestri con i quali mi sono confrontato, ma l’ultima gara di combattimento, e anche vinta, risaliva al 1989. Ora tutto era cambiato, lo stile, la velocità, tutto si era evoluto in maniera esponenziale. Perfetto, accettai la sfida. E così lo scorso giugno, luglio e agosto, sono andato praticamente in ritiro a Lido di Venezia, in una bella casa fronte - mare e mi sono preparato. Corsa, pesi, kata, combattimento, stretching. Forte era il sapore dell’ignoto, e bellissimo. A Lignano, il giorno della gara mi sono portato via due kimoni da kata e due da combattimento. Tralasciando completamente il fattore climatico come il caldo pesantissimo, la competizione è stata di altissimo livello, durissima ad ogni prova. Nei kata mi sono letteralmente lanciato in una bufera di esplosioni di pugni, calci e parate come da tantissimo tempo non facevo e mi sono piazzato per la finale a due. Nel combattimento ho affrontato non solo avversari fisici, ma anche demoni interiori. Se avevo paura? Io stesso, ad un certo punto, me lo sono domandato, e la risposta più onesta che ho trovato dentro di me è stata: SI. Il confessarmelo mi ha subito calmato, mettendo il mio cuore e la mia mente, che cominciavano ad essere in tumulto, in pace, ed ho affrontato il primo avversario. I colpi sono cominciati a volare, senza nemmeno tanto controllo, così, dopo il primo pugno in piena faccia e la subitanea constatazione, mi sono adeguato ed ho cominciato, a mia volta, a rispondere a colpo su colpo. Sangue in bocca, sudore, battito accelerato. Tutto come una volta. Il fair-play è sempre stato comunque altissimo e ad ogni colpo esagerato, da persone adulte e mature, ci siamo vicendevolmente scusati. Alla fine mi sono piazzato al terzo posto. Contentissimo. La competizione mi ha costretto ad allenarmi in maniera superiore, con uno scopo ben preciso; ha risvegliato riflessi leggermente assopiti, e nonostante l’età (48 anni), ho ripreso il peso forma di quando ne avevo venti. Non c’è limite di età che tenga per mettersi in gioco, per ritrovare certi sapori, per mantenersi in ottima forma fisica e mentale. C’è sempre un prezzo da pagare: la fatica da affrontare e la costanza da mantenere nonostante tutti gli impegni quotidiani dati dal lavoro e dalla famiglia, ma anche questo fa parte della sfida e per chi sa accettarla, veramente nulla è impossibile.
Un caro saluto, Christian Gonzales
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